Il termine democrazia deriva dal greco demos che significa popolo e cratos , potere.
In Iraq, vige la democrazia ed il governo è stato eletto dal popolo in un periodo in cui il paese era sprofondato in un tunnel di terrore senza fine. Qui di seguito, una frase espressa dall’ex leader russo
“Non conosco elezioni valide che si siano tenute in condizioni di guerra o di occupazione militare. E' esattamente in queste condizioni che si sono svolte le elezioni irachene e considerarle valide (o addirittura un trionfo della democrazia) è offesa alla democrazia e cosa priva di senso comune.”
Va ricordato che l ’affluenza dei cittadini iracheni alle urne è stato molto bassa: su quindici milioni d ’aventi diritto, soltanto otto milioni hanno manifestato il proprio voto. L ’ex paese di Saddam Hussein ha quindi un proprio parlamento eletto democraticamente, ma non riesce a contrastare il terrorismo che sta annientando ogni giorno la popolazione civile e non. Le forze straniere presenti, composte soprattutto da soldati statunitensi e britannici, non riescono a contrastare l’escalation di barbarie che continuano ad avvenire da aprile
del duemilatre,per mano di gruppi islamici fondamentalisti. Lo scenario che emerge dal territorio iracheno è quello di una guerra che contrappone al mondo occidentale-cattolico, il mondo arabo-islamico fondamentalista.
Guerra questa che ha un nuovo volto, semi-sconosciuto. I soldati della coalizione internazionale guidati dagli Stati Uniti affrontano un nemico che non è riconoscibile, facilmente identificabile e che può trovarsi ovunque: l’uomo in fila alla panetteria, l’auto parcheggiata all’angolo di una strada , finti poliziotti o vigili del fuoco. Questo è ciò che ha destabilizzato l’infante stato iracheno, con il popolo indifeso posto tra l’incudine ed il martello. Un dettaglio non trascurabile per l’esito della guerra presente in Iraq è la grande disponibilità di uomini in entrambe le fazioni, che prolungherà purtroppo gli scontri e lo spargimento di sangue.
Chiamati alla Jihad (guerra santa), confluiscono nel paese dell’ex Rais combattenti dal Pakistan, dall’Afghanistan, dalla Somalia, dall’Arabia Saudita, dallo Yemen e da altri stati Musulmani.
Attualmente, risulta difficile definire l’Iraq un paese democratico.
L’anarchia e la distruzione, purtroppo si manifestano oggi come allora, giorno della liberazione di Baghdad.