lunedì 26 febbraio 2007

ART CAFE’ (via Trezza 43)

Ore 23 di un venerdì sera qualunque. Il divertente bighellonare davanti al monitor si è esaurito e decido quindi di fare un salto in quel di Veronetta. Premetto che la meta è ancora sconosciuta, quando butel m propone di andare a sgargarozzare qualcosa all’ Art Cafè, con rispettive consorti.

L’idea non è male. Varcata la sogli(ol)a , noto che il locale è suddiviso in due stanze: una con il bancone per gli avventori in piedi, l’altra con fashion, anche no, divani in marmo (carini ma freddi) in share con altri clienti. Il tutto condito da svariati cuscini in pieno stile Averroè cafè di Marrakech .

Il singolo del gruppo che non trova spazio per il proprio deretano, deve ripiegare su simpatici sgabelli di finto marmo (che sembra vero). Alzandoli, agli occhi di chi non conosce questo barbatrucco, ci si può fregiare del titolo di “Uomo da sei milioni di dollari” (uno degli esseri più forti al Mondo). E’ presente anche un camino che, come riferitomi dall’habituè butel m, in periodo di castagne viene acceso. Il focolare in questione, fa molto “ stanza ospiti del Marchese”. Up!

Belle le luci incastonate nei sopraccitati sofà. Superato l’impatto iniziale, (dovuto alla notevole vicinanza degli altri frequentatori) l’Art Cafè è un locale dove ci si può tranquillamente rilassare sorseggiando uno o più tra i molteplici cocktails presenti su listino. I cocktails. Buoni e saporiti, ma blandamente alcolici, come anche i chupiti. Nota questa positiva per le pheeghe, ma non per i butei spirit(o)amente navigati. Down!

La musica, al volume giusto, era a base di house-ambient primi 2000, misconosciuta (3-4 pezzi li avevo comunque già sentiti). Indifferente.

L’angolo del tabagista, all’Art, è uno dei più inconsueti mai visti. Non è all’entrata principale di fianco ai boletus posacenere, dove di solito si trova, ma sul retro. Un piccolo anfratto all’aperto con un paio di tavolini e sedie d’alluminio , circondato da un muro in pietra. Con stupore di butel m, consorte e mia consorte, mi sono messo a cercare il tesoro nascosto dei pirati, convinto che fosse quello il riparo di antichi predoni del Mar dei Caraibi. Originale.

I prezzi sono circa cinquanta centesimi più alti rispetto allo standard 1 coca havana-5 euro.

Il mio mentore, butel m mi parla anche delle mirabolanti prove di coktellaggio acrobatico che ogni tanto si verificano dietro il bancone (da me non viste). Da citare un piccolo quiproquo capitatomi quella sera. Ordinato un Singapore Sling (Gin, Cherry Brandy, succo di limone e Soda Water) mi arriva un altro cocktail a base di succo di pompelmo e non so cosa. Non me ne accorgo (saranno le 16-18 Davidoff quotidiane?). Dopo circa cinque minuti, la barista, rivelatomi l’errore si scusa, assicurandosi del mio gradimento verso l’errato cocktail. Passa ancora qualche minuto e, offerto dalla casa, arriva il mio Singapore d’origine, ribattezzato dal sottoscritto “cocktail del popolo” e fatto girare tra di noi. Seguono altri giri di chupiti (compreso il fantomatico penultimo elargito anche questo dalla casa).Up!

Una riga (scritta) sulla clientela: prevalentemente universitari, gruppi di over trenta e qualche coppia.

Se volete un locale originale e accogliente, fatevi un giro all’Art Cafè di via Trezza ( zona Piazza Isolo- Veronetta).

mondo verona

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